VENERDÌ 07.04.17 22.00
BILLIE HOLIDAY : LIFE AND SONG DA UN'IDEA DI LAURA SERAGUSA
LAURA SERAGUSA  VOCE
ANDREA RUGGIERI  REGISTA
DA UN’IDEA DI Laura Seragusa Mi hanno chiesto in molti: “perché uno spettacolo su Billie Holiday? Ne hanno fatti già tanti!” La verità? Perché amo quest’artista da sempre e ho sempre voluto avere la possibilità di raccontare la sua storia. Ma non con la pretesa di saperne più di altri autori ben più illustri di me.. Con l’entusiasmo e la voglia di raccontarla così come io l’ho vissuta attraverso le sue canzoni. Il fascino di una donna che sul palco era la straordinaria LadyDay, e nella vita di tutti giorni era anche una donna discriminata e umiliata per via del colore della sua pelle. Una donna fragile e forte al tempo stesso. Intensa, pigra, determinata, malinconica, struggente, seduttiva e potrei continuare con gli aggettivi che mi vengono in mente quando penso a lei. Quella che vi racconterò non è la vera storia di Eleanora Fagan, ma della “mia Billie” , così come io l’ho vissuta dentro di me e come la rivivo ogni volta che canto le canzoni del suo repertorio. Laura Seragusa Note di regia Billie Holiday. The blue[s] Lady “Quando ti capita una melodia con dentro qualcosa la senti e basta, e mentre la canti anche gli altri sentono qualcosa” Un modo di cantare lento, pigro e strascicato. Un carattere indomito. Eleonora Fagan, in arte Billie Holiday, Lady Day, è un personaggio talmente leggendario del blues e del jazz da aver influenzato anche dopo la morte, avvenuta prematuramente a soli 44 anni, generazioni di cantanti di ogni continente. Dietro una storia gloriosa di successi che l’hanno portata in anni difficili a divenire un’icona indiscussa, si nasconde una storia costellata da difficoltà economiche, violenze, prostituzione, l’abbandono del padre e un rapporto di grande tenerezza con una madre giovanissima che l’amò “da quando lei non era che un mucchio di calci tra le costole”. Una donna al centro del palcoscenico. Un pianista al suo fianco. Una presenza – Billie - che di volta in volta si fa materia, che entra in scena a dar forma al ricordo di una donna (forse una prostituta) che l’ha conosciuta in prima persona, che ne ha seguito le tracce da lontano, che ha frequentato le stesse strade e gli stessi postriboli, e che di lei è stata amica e confidente. In scena le canzoni, le musiche che ripercorrono aneddoti della sua storia, amori, amicizie: “L’intera arte del mio canto è il sentimento, se una cosa non la sento non la posso cantare” – diceva Lady Day. Vita e arte si intrecciano così in un racconto per voce e pianoforte, elementi indispensabili per cogliere un possibile ritratto di un personaggio sfuggente e tormentato, una cantante che con difficoltà può essere raccontata se non attraverso la propria musica. Andrea Ruggieri
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